Secondo il biologo
russo Nikolai Vavilov nella
regione Transcaucasica (Georgia, Armenia e
Azerbaigian) è riscontrabile la più
antica cultura del vino del mondo.
Ad attestarlo contribuiscono gli
studi condotti da McGovern che tramite la metodologia dell'archeologia
molecolare ha potuto analizzare non solo il DNA di un vinacciolo di 8000 anni
fa ma anche un pezzo di legno di vite proveniente dal sito archeologico di
Nosiri nella Georgia occidentale (inizio II secolo a. C.).
A testimonianza delle ricerche archeologiche a gennaio 2011
vi è stata un'ulteriore scoperta archeologica, di cui ha dato notizia la National Geographic Society: il
ritrovamento in una grotta armena di quella che gli archeologi hanno definito
come la più antica cantina del mondo. Gli scavi hanno portato alla luce un torchio per il vino e un
recipiente per la fermentazione risalenti al 6000 anni fa.
Già in antichità i vini georgiani venivano apprezzati tanto che ne troviamo
citazione in Omero, che nell'Odissea narra dei vini profumati e frizzanti della Colchide (l'odierna Georgia
occidentale), e nelle Argonautiche di Apollonio Rodio dove ci viene narrato che
gli argonauti trovarono all'interno del palazzo di Aieti una fontana stillante vino, e che poi gli
eroi stessi si riposarono sotto l'ombra della vite.
Per farsi un'idea sul numero di varietà autoctone di
vitigni, in Georgia vengono identificate e catalogate 524 varietà di uve autoctone, contro le circa 60 italiane e poco
meno francesi.
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